MUMBLE MUMBLE è una rubrica di Mirror Mirror in cui troverete interviste a persone che lavorano nella moda e ne stanno delineando i confini, ognuno a modo suo. Ogni due settimane sarà ospitata una persona che stimo, la cui idea di moda si avvicina alla mia. Ci fermeremo e faremo due chiacchiere in un mondo che corre veloce.
Tempo fa un’amica mi raccontava dell’azione politica e femminista del gossip, un po’ per farmi sentire bene perché a me il gossip piace molto, un po’ perché effettivamente è un modo per raccontare la realtà, mettendola in discussione con uno strumento ambiguo, ma capace creare comunità e connessioni. Qui non si farà gossip vero e proprio, ma del gossip ci sarà quel grado di intimità e leggerezza sulle cose di cui la moda oggi ha molto bisogno.
✩ °。⋆ Fabio Quaranta ⋆。° ✩
Fabio Quaranta è il settimo ospite di MUMBLE MUMBLE. Fabio è stato il mio professore per il corso di Collezione Finale durante la magistrale di Design della moda allo IUAV. Fabio disegna abiti e in università si arrabbiava per i colletti delle camicie della misura sbagliata. Da poco ha iniziato un progetto, una Scuola di moda con lezioni aperte a tuttə in cui non si parla di moda e dunque si fa moda. Di Fabio ho un pantalone blu maschile con le fodere delle tasche bianche che d’inverno ha sostituito tutti gli altri pantaloni che ho nell’armadio. Una camicia a righe sottili rosse con il taschino cucito all’interno e il club collar rigido. La stiro poche volte ma mi sento sempre elegante. La indosso in redazione ma anche alle cene, a capodanno, e una volta in un club (e sì, mi hanno fatto entrare). Mia mamma indossa un suo cappotto color cammello, lungo lungo con le aperture sotto le ascelle come i loden, come i capispalla militari, come dovrebbero essere tutte le giacche di chi prende la metro di corsa e si muove e respira. Mia mamma passeggia, lavora e fa la spesa in provincia con questo cappotto svolazzante, e quando la vedo penso a they don’t know I’m wearing Fabio Quaranta. Questi abiti sono funzionali, di poche parole e molti pensieri, classici ma mai quieti, a me danno una forma precisa e mi ci trovo a mio agio. Ed è una cosa rara, in una moda che sempre più cerca i giovani per carpirne l’essenza, ma senza volerli poi effettivamente vestire e includere nel discorso attorno a se stessa. Per parlare di Fabio ho parlato solo dei suoi abiti, e penso che vada bene così.
Se dovessi vivere in un solo abito/look, quale sceglieresti?
Quello che sto indossando.
Che libro stai leggendo in questo periodo?
Un pessimo libro sulla creatività di Rick Rubin e una bellissima biografia su Mohandas Gandhi.
Cinque parole per descrivere il tuo lavoro.
A quale lavoro ti riferisci?
Cinque parole sul tuo lavoro che vorresti vedere scritte da altri.
Le ho già viste. Sono parole di Marcello Maloberti e sono più di cinque.
Qual è l’immaginario, il film, la sfilata o l’abito o l’artista che per te rispecchia o racconta al meglio i nostri tempi?
Film01 di Angelicism01.
Come indossare un maglione nero.
Sopra una t-shirt e sotto una giacca.
Cosa volevi fare quando hai iniziato a lavorare nella moda e, se il desiderio nel tempo è cambiato, in che modo è diverso da quello che fai ora?
Non sapevo dargli un nome. Al tempo studiavo Economia e lavoravo in un negozio di abbigliamento e solo oggi capisco quanto Massimo degli Effetti sia stata un persona importante nella mia vita professionale. Ancora oggi non riesco a dargli un nome con precisione ma è quello che immaginavo.
Con che concetto si può sostituire la nozione di “originalità” nella moda?
Con derivativo. Cos’è originale?
Qual è l’abito nel tuo armadio che hai consumato di più?
Un pigiama di Brooks Brothers.
E quello che compreresti di nuovo?
Niente.
Qual è il tuo ricordo più bello legato alla moda?
Una sfilata di Junya Watanabe a Place Des Vosges più di venti anni fa.
Un abito per descrivere lo stato attuale della moda.
Quello che indossava Gino de Dominicis il suo primo giorno di quiete.
Qual è la cosa che hai trovato più difficile lavorando in questo ambito?
Della generosità professionale.
Due nomi che lavorano nella moda con cui vorresti collaborare.
Carla Sozzani e Andrian Joffe.
5 realtà, artisti, libri o pratiche che ogni studente di moda dovrebbe conoscere.
Miuccia Prada, la Judson Church, Apichatpong, l’interpretazione di Copenaghen e John Cage.
Dieci parole per descrivere il tuo processo creativo.
Ascoltare, rilanciare, ascoltare, rilanciare, ascoltare, rilanciare, ascoltare, rilanciare, ascoltare, fare una scelta.
Cosa vorresti vedere in alternativa alla fashion week?
Una settimana diffusa di condivisione sulla moda aperta a tuttə
Cosa consiglieresti a una persona giovane che vuole studiare e lavorare nel mondo della moda?
Di studiare non solo la moda. E che progettare senza conoscenza può essere un incredibile lavoro artistico ma la moda è altro.
Di cosa ha bisogno la moda per sopravvivere nel futuro?
Di non essere solo prodotto.
Go and find Fabio in the web and in the world!!! ಇ.
4ever chit-chatting,
xx C