Proteggimi da chi ha perso le cose da dire.
Sugli oggetti ciondolanti dalle borse di Balenciaga.
Rieccomi in ritardo.
Una persona a me cara mi aveva detto che questo spazio si sarebbe aperto quando avrei voluto io, e solo quando avrei avuto pensieri davvero significativi. Uno spazio in cui avrei dovuto sentirmi libera di fluire in naturalezza. Io non ho ascoltato, ovviamente, e mi sono adeguata al modello corporate della newsletter a cadenza fissa. In questi giorni mi sono spesso chiesta se è la cosa giusta da fare. Scrivere è un atto politico, non scrivere lo è altrettanto. Soprattutto in un mondo che straripa di opinioni parole articoli che rotolano spesso maldestri tra una testa all’altra senza fermarsi.
Mi trovo ad Amsterdam ed è sera, e l’unica cosa che rimane nella testa per più di qualche secondo sono i ciondoli alle borse nella sfilata di Balenciaga. In un tripudio di contenuti, dirette, immagini e parole a cui la maggior parte di noi avrebbe fatto a meno e di cui la maggior parte del mondo non saprà mai nulla, l’unica cosa che mi è rimasta in mente sono quelle chiavi e lucchetti ciondolanti.
Sarà stata forse la mia bolla social, o un’azione ben organizzata di marketing, ma per ora mi piace pensare che abbia un significato a se stante.
La sfilata di Balenciaga è stata discussa e spiegata da penne più acute della mia, una tra tante Cathy Horyn (di cui ho parlato di recente su Rivista Studio) che, tra le tante cose, ha fatto da modella per Demna.

Nonostante da molti sia stata vista come la sfilata d’addio al brand, in cui Demna è tornato se stesso, dopo una manciata di collezioni sussurrate per non incappare in scandali, non è stata, come lui stesso ha sottolineato, una sfilata a chiusura del suo percorso da Balenciaga. Tutto è stato graffiante e tenero, una sfilata di persone significative per il designer, un’esposizione degli oggetti preziosi di un bambino nella sua cameretta, come in una foto di Gabriele Galimberti, il fotografo dell’infausta campagna degli orsetti BDSM.

Ma più di tutto ci sono stati quelle chiavi fuori dalle borse, pendenti, ingombranti, che vedremo dappertutto nella prossima stagione. Mi ricordano la mia infanzia, i ciondoli appesi sui cellulari e quelli sullo specchietto retrovisore che ho sempre visto e che marcavano una certa coolness per un breve periodo di tempo e poi una più o meno grossa mancanza di gusto man mano che venivano tenuti appesi dopo il loro periodo d’oro. Il mio paese ne è stato pieno. Queste masse ondeggianti di Winnie de Pooh Hello Kitty chiavi collane hawaiane rosari Arbre Magique.
Una massa che mi ricorda tutto quello che spesso ci è caro e che nel tempo diventa inflazionato consunto volgare, ma che rimane lì, un relitto di cose inutili inestricabili tra di loro, parte della nostra storia. Un refuso che spezza l’ordine delle cose e che ci ricorda che sempre, un tempo e in futuro, siamo stati e saremo altro da quello che siamo ora.
A volte, penso, è necessario fermarsi e vedere che cosa è rimasto appeso alla nostra borsa, anche se è pacchiano e guardarlo ci fa vergognare e spezza il flusso delle cose che accadono e strabordano senza fine.

In un mese della moda che ha gridato a tutti di avere paura di tutto (come sottolineato in modo più professionale da Silvia Schirinzi), i ciondoli di Balenciaga sono stati un’ancora di salvezza a cui mi sono potuta aggrappare. Come se mi dicessero io ti vedo, stanca con il moschettone a cui hai appeso le chiavi per fare prima a trovarle fuori dal portone di casa al buio di sera perché le città non sono ancora di chi è più debole e chissà quando lo saranno mai, chissà quando il mondo lo sarà mai. A quel moschettone sospendi la tua essenza per farla rimanere intatta e proteggerla da chi ha perso le cose da dire.
with love,
cate
Grazie per ricordarci che «scrivere è un atto politico». Guarderò Paterson
"A quel moschettone sospendi la tua essenza per farla rimanere intatta" ...bellissima immagine! L'accessorio come estensione del nostro animo, delle nostre fragilità. Cate un <3 per te!